Tuglie, storie
di un paese Adriano
Gallina Editore, Napoli, 1979
In questo libro di racconti "Toma
non bara. Il suo non è un linguaggio sforzato, e sia pure calcolato come
quello di uno scrittore degno di questo nome, ha un dosaggio di prima
mano: freddo, rigoroso, sobrio, ma pieno di una straordinaria, spontanea
ricchezza metaforica. Alcune
immagini, lo confesso, mi hanno dato brividi
di emozione. Toma non insiste: tocca e passa. Gli basta un accenno, un
abbozzo d'immagine, qualche volta persino un colpo ben aggiustato nella
punteggiatura per trasformare la sua lingua in stile: uno stile suo, con
poche parentele. E, infatti, leggendolo e cercando con la memoria, non
sono riuscito a collegarlo a qualche cosa d'altro che non fosse soltanto Toma: un piccolo mondo, modesto, circoscritto, ma proprio per questo
motivo più prezioso e ben stagliato sul panorama dell'attuale
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narrativa. Ma la fase
misteriosa su cui si concentra questo gruppo di racconti - che finiscono per
istituirsi in un organismo autonomo, in romanzo -
sta nella constatazione che Toma, pur descrivendo la storia di un paese
tutta al passato, avvenuta e conclusa, non cade mai né nel rimpianto, né
nella nostalgia, che segnano sempre un ristagno della creazione. In questo
modo "Tuglie" diventa una metafora, una invenzione, uno strumento
di conoscenza, una verifica del passato come fenomeno attivo e produttivo di
un legame divenuto storico, non sentimentalistico". (Domenico Rea)
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